martedì 22 luglio 2008

Un esempio di Vangelo vissuto

Chiara Luce, 18 anni: un “luminoso capolavoro”

Un modello per i giovani: è possibile vivere il cristianesimo anche in grado eroico. Lo ha confermato la Chiesa, col decreto approvato dal Papa che riconosce le virtù eroiche di Chiara Luce Badano


L’eroismo possibile a 18 anni. Lo ha riconosciuto oggi (03/07/2008) il Papa approvando un decreto della Congregazione delle Cause dei Santi, in cui si afferma che Chiara Badano ha praticato in grado eroico le virtù cristiane. Secondo la procedura tipica dei processi di beatificazione, la giovane 18enne viene dichiarata “venerabile”. E’ la tappa immediatamente precedente la beatificazione, quando e se verrà riconosciuta l’autenticità di un miracolo.

Chiara Luce ha concluso il suo ‘viaggio terreno’ il 7 ottobre 1990, dopo due anni di una lunga e dolorosa malattia, un tumore osseo, che le toglie progressivamente le forze, ma non la gioia di vivere. Una gioia conquistata con eroismo.

L’eroicità si ha quando il comportamento virtuoso si prolunga nel tempo ed è reso particolarmente difficile, tanto che supera il modo normale di agire, manifestando in tal modo la costante determinazione di conformarsi in tutto alla volontà di Dio.” Così spiega Mons. Livio Maritano, Vescovo emerito di Acqui, che ha avviato nel 1999 l’inchiesta diocesana per il processo di beatificazione.

A sostenerla nei momenti più duri della prova è il Vangelo, e l’incontro con un Dio vicino, sofferente anche lui, riscoperto nella figura di Gesù che sulla croce giunge a gridare l’abbandono del Padre. Una fede viva, giovane, che attingeva a piene mani dall’incontro con la spiritualità dell’unità e con Chiara Lubich, avvenuto all’età di 9 anni.

Chiara Badano era nata a Sassello (Savona), il 29 ottobre del 1971, dopo 11 anni di attesa dei suoi genitori. Nell’81, con papà e mamma, partecipa a Roma al Family Fest - una manifestazione mondiale del Movimento dei Focolari: è l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita. Nel suo piccolo paese Chiara si lancia ad amare le compagne di scuola, chiunque le passa accanto, decisa a vivere con radicalità il Vangelo che l’ha affascinata. Si impegna subito con passione nel Movimento, tra le ragazze della sua età.

Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla accusato durante una partita a tennis insospettisce i medici. Cominciano esami clinici di tutti i tipi per definire l’origine del male. Ben presto si rivela l’origine del grave male che l’ha colpita: tumore osseo. Si susseguono controlli medici ed esami e a fine febbraio ’89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono poche. Nell’ospedale si alternano le ragazze che condividono lo stesso ideale e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia con l’unità e gli aiuti concreti. I ricoveri nell’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e con essi le cure molto dolorose che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova, dolorosa “sorpresa” la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”.

Nonostante la gravità delle sue condizioni, Chiara, appena la salute glielo permette, partecipa di persona, con gioia ed entusiasmo a quanto si vive nel Movimento dei Focolari.

Presto arriva un’altra grande prova: Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile. E’ per lei una sofferenza immensa: si ritrova come in un tunnel oscuro. Ma trova la forza di ributtarsi ad amare e la luce torna. “Se dovessi scegliere fra camminare e andare in Paradiso – confida a qualcuno – sceglierei senza esitare: andare in Paradiso. Ormai mi interessa solo quello”.

Sin da piccola si era impegnata a vivere il Vangelo al 100%, pur con gli alti e bassi dell’adolescenza. Scrive nella sua agenda rivolgendosi agli amici: “Sono uscita dalla vostra vita in un attimo. Come avrei voluto fermare quel treno in corsa che mi allontanava sempre più! Ma ancora non capivo. Ero ancora assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà che cosa (che ora mi sembrano così insignificanti, futili, e passeggeri). Un altro mondo mi attendeva e non mi restava che abbandonarmi. Ma ora mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela”.

Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, rimane toccato sempre più profondamente dalla testimonianza sua e dei genitori: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”.

Il suo rapporto con Chiara Lubich è strettissimo: la tiene continuamente aggiornata sullo stato della sua salute e sulle sue conquiste e scoperte. Il 30 dicembre ‘89 Chiara Lubich le risponde: “… Ti sento tutta protesa a corrispondere all’amore di Dio e a dirgli il tuo continuo ‘sì’ . Io ti seguo costantemente con la mia preghiera e con tutto il mio amore. Ho scelto la Parola di vita che desideravi: ‘Chi rimane in me ed io in Lui, questi porta molto frutto’. Ciao, Chiara! Chiedo allo Spirito Santo per te il dono della fortezza, perché la tua anima, per l’amore a Gesù Abbandonato, possa sempre ‘cantare’ …

Pur ridotta ormai nell’immobilità Chiara è attivissima: tramite telefono segue il nascente gruppo dei Giovani per un mondo unito di Savona, si fa presente a Congressi e attività varie con messaggi, cartoline, cartelloni; fa pazzie per far conoscere amici e compagni di scuola ai gen e alle gen … Ne invita tanti al Genfest ’90 (manifestazione internazionale dei Giovani per un mondo unito, svoltasi a Roma nel maggio del ‘90), che ha la gioia di seguire in diretta grazie all’antenna parabolica montata sul tetto della sua casa.

All’inizio dell’estate i medici decidono di interrompere le terapie: il male è ormai inarrestabile. Subito la giovane informa Chiara Lubich della sua situazione. E’ il 19 luglio del ‘90: “La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento soffocata dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te “Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io”… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!”

Chiara Lubich a giro di posta le risponde: “Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Egli te ne darà la forza, siine certa! Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. “Chiara Luce” è il nome che ho pensato per te; ti piace? È la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto…”

Con l’aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma Chiara Luce la rifiuta: “Mi toglie la lucidità ed io posso offrire a Gesù solo il dolore”.

In un momento di particolare sofferenza fisica confida alla mamma che nel suo cuore sta cantando: “Eccomi Gesù anche oggi davanti a Te…”. Ormai ha chiaro che presto potrà incontrarLo e si prepara. Una mattina, dopo una notte difficile, le viene spontaneo ripetere a brevi intervalli: “Vieni Signore Gesù”. Sono le 11 quando inaspettatamente arriva a trovarla un sacerdote del Movimento. Chiara Luce è felicissima: da quando si era svegliata infatti desiderava ricevere Gesù Eucarestia. Diventa il suo viatico.

Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: ‘Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù…. Siate felici perché io lo sono”. Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara per i genitori: Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.

La sua fama si diffonde: Chiara Luce diventa ben presto punto di riferimento di molti giovani, che trovano nelle vicende della sua esistenza il senso della vita, un ideale intramontabile. In molti, ogni 7 ottobre, anniversario della sua morte, si radunano nel cimitero a Sassello (SV) per ricordarla.

La proclamazione della venerabilità di Chiara Badano – dichiara Mons. Maritano - ci stimola a imitare il suo esempio che ci presenta un modo concreto di vivere il Vangelo: un’ulteriore conferma che il cristianesimo è veramente praticabile anche oggi, e anche da parte dei giovani, nelle situazioni ordinarie della vita”. “E’ bene far conoscere la sua testimonianza – continua - per l’aiuto che il suo esempio può offrire a persone di ogni età e condizione”.

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