martedì 2 febbraio 2010

Emergenza e solidarietà

Emergenza Haiti

Scatta in tutto il Movimento la solidarietà verso il poverissimo paese centroamericano devastato dal forte sisma

15/01/2010



Seguiamo con trepidazione gli aggiornamenti sul terremoto che ha devastato Haiti, il paese più povero del continente americano, e ridotto la capitale Port-au-Prince in un cumulo di macerie.

In tutto il Movimento è scattata una vasta azione di solidarietà per contribuire alla grave emergenza e, non appena possibile, alla ricostruzione.

Intanto, possiamo rassicurare i sostenitori del progetto “Sostegno a distanza” che i bambini inseriti nel programma educativo in atto nel nord est di Haiti, a Mont Organisé, stanno bene. “Tutti sono salvi, si è avvertita qualche scossa, ma senza nessun danno. Ma tutti hanno familiari a Port-au-Prince, e di loro è stato impossibile avere notizie”. È quanto ha fatto sapere la comunità del Movimento dei Focolari in Haiti, dove da quasi trent’anni è sorta e si è sviluppata, grazie agli stretti legami con il Movimento in Canada, anche attraverso il sostegno economico a distanza e altre iniziative.

Chi desidera partecipare a questa azione di solidarietà, può versare il proprio contributo a:

Giovani per un Mondo Unito (GMU)
-Conto corrente intestato a “PAMOM – Fondo Mondo Unito”
Intesa San Paolo, Filiale di Grottaferrata
Via delle Sorgenti, 128 – 00046 Grottaferrata (Roma) Italia
Codice IBAN: IT04 M030 6939 1401 0000 0640 100
Codice BIC: BCITITMM
Causale: Terremoto Haiti

Associazione “Azione per un Mondo Unito - Onlus” (AMU)
-Conto corrente postale n. 81065005
-Banca Etica, Filiale di Roma,
Via Parigi, 17 - 00185 Roma, Italia
Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434
Codice BIC: CCRTIT2184D
Causale: Solidarietà per Haiti
(I contributi versati sono deducibili dal reddito)

AFN Azione per Famiglie Nuove – Onlus
Sostegno a distanza
via Isonzo,42
00046 Grottaferrata (Roma)
- Conto corrente postale n. 48075873
- Conto corrente bancario presso: BANCA PROSSIMA
Cod. IBAN IT55K0335901600100000001060
Causale: Solidarietà per Haiti
(I contributi versati sono deducibili dal reddito)


Haiti dopo il terremoto

Riportiamo quanto ci arriva dal coordinatore locale dei Focolari ad Haiti. In allestimento un centro di distribuzione di aiuti e in progetto un alloggio per 20 famiglie

20/01/2010




Tutti siamo stati partecipi in questi giorni della dolorosa situazione di Haiti e delle terribili conseguenze del fortissimo terremoto che ha devastato quelle terre.
Dal primo momento abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà dalla famiglia del Focolare di tutto il mondo, con richieste di notizie e assicurazioni di preghiere per le molte vittime e per la nazione tutta.

Sei giorni dopo il devastante terremoto siamo riusciti a parlare telefonicamente con Wilfrid Joachin, coordinatore locale del Focolare, che vive a Mount-Organisé, una città nel nord di Haiti. Joachin fa un punto della situazione di questa parte del Paese: “Due dei nostri amici che studiano a Port-au-Prince sono sopravissuti. Quasi tutte le famiglie hanno perso uno o più dei loro membri nel terremoto, perché molte persone dai villaggi abitano temporaneamente nella capitale per studi o per lavoro. Una famiglia a Carice ha perso sette dei suoi otto figli. In questo momento, come conseguenza della distruzione a Port-au-Prince, tutti cercano di andare via dalla città, verso la campagna”.

“Molta gente della capitale è arrivata a Ounaminthe (città del nord-est, situata sulla frontiera con la Repubblica Dominicana), senza niente in mano, perché hanno perso tutto quanto avevano a Port-au-Prince. E non sanno dove andare, senza mangiare da giorni ed elemosinando cibo e alloggio. Lo stesso accade in altre città, come Mount-Organisé, Savanette, Carice. Tutto il Paese è distrutto, rasato al suolo dal grande disastro. Noi siamo venuti con l’idea di costruire un centro per le famiglie povere”.

Alcuni anni fa al Movimento dei Focolari in Haiti è stato dato un appezzamento di terra. Joachim e gli altri membri stanno adesso sviluppando un progetto per una costruzione che provvederà alloggio a venti famiglie. Nel frattempo, sarà allestito un centro di distribuzione di abiti, alimenti e di aiuto sanitario. C’è un ospedale vicino a Mount-Organisé e – continua Joachin - “ci prenderemo cura noi di queste famiglie, anche se le nostre risorse sono scarse”.

Il gruppo dei Focolari in Haiti dipende molto dall’aiuto dall’esterno per essere in grado di portare a compimento questo progetto. Perciò, si fa appello alla generosità di quanti vorranno aiutare. Si può partecipare da subito.

Per informazioni contattare: toronto@focolare.ca

Parola di vita di febbraio 2010

febbraio 2010

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9)



Gesù si presenta come colui che realizza le promesse divine e le aspettative di un popolo la cui storia è tutta segnata dall’alleanza, mai revocata, con il suo Dio.
L’idea della porta assomiglia e si spiega bene con l’altra immagine usata da Gesù: “Io sono la via, nessuno va al Padre se non attraverso di me” Cf Gv 14,6. Dunque lui è veramente una strada e una porta aperta sul Padre, su Dio stesso.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Cosa significa concretamente nella nostra vita questa Parola?
Sono tante le implicazioni che si deducono da altri passi del Vangelo che hanno attinenza con il brano di Giovanni, ma fra tutte scegliamo quella della “porta stretta” attraverso la quale sforzarsi di entrare Cf Mt 7,13 per entrare nella vita.
Perché questa scelta? Perché ci sembra quella che forse più ci avvicina alla verità che Gesù dice su se stesso e più ci illumina sul come viverla.
Quando diventa, egli, la porta spalancata, pienamente aperta sulla Trinità? Là dove la porta del Cielo sembra chiudersi per lui, egli diviene la porta del Cielo per tutti noi.
Gesù abbandonato è la porta attraverso la quale avviene lo scambio perfetto tra Dio e l’umanità: fattosi nulla, unisce i figli al Padre. E’ quel vuoto (il vano della porta) per cui l’uomo viene in contatto con Dio e Dio con l’uomo.
Dunque lui è la porta stretta e la porta spalancata nello stesso tempo, e di questo possiamo farne esperienza.

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Gesù nell’abbandono si è fatto per noi accesso al Padre.
La parte sua è fatta. Ma per usufruire di tanta grazia anche ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, che consiste nell’accostarsi a quella porta e nel passare al di là. Come?
Quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trauma o da una disgrazia imprevista o da una malattia assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù che tutte queste prove, e mille altre ancora, ha impersonato.
Sì, egli è presente in tutto ciò che ha sapore di dolore. Ogni nostro dolore è un suo nome.
Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono lui, perché egli le ha fatte sue. Basterà dirgli, con fede: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene” Cf Mc 15,34 e Mt 27,46, basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue” sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare al di là della porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita.

Chiara Lubich