Penso che il cuore dei  discepoli, sentendo questa decisa parola di incoraggiamento di Gesù,  abbia sussultato. Come sarebbe meraviglioso se Gesù la potesse  indirizzare anche a noi! Per esserne un po’ degni, vediamo di  comprenderla. Gesù ha appena fatto il famoso paragone della vite e dei  tralci. Egli è la vera vite, il Padre il vignaiolo, che recide i tralci  infruttiferi e pota ogni tralcio che porta frutto, perché ne porti di  più. Spiegato questo, egli afferma:
 «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato».
 «Siete già mondi…». Di che purezza si tratta? Di quella disposizione  d’animo necessaria per star dinanzi a Dio, di quell’assenza di ostacoli  (come il peccato, ad esempio) che si oppongono al contatto col sacro,  all’incontro col divino. Per avere questa purezza, è necessario un aiuto  dall’Alto. Già nell’Antico Testamento, l’uomo aveva preso coscienza  della sua incapacità di avvicinarsi a Dio con le sue sole forze.  Occorreva che Dio gli purificasse il cuore; gli desse un cuore nuovo. Un  bellissimo Salmo dice: «… crea in me, o Dio, un cuore puro».
 «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato».
 Secondo Gesù vi è un mezzo per essere puri, ed è la sua Parola.  Quella Parola che i discepoli hanno udito, cui hanno aderito, li ha  purificati. La Parola di Gesù, infatti, non è come le parole umane. In  essa è presente Cristo come, in altro modo, è presente nell’Eucaristia.  Per essa Cristo entra in noi. Accettandola, praticandola si fa in modo  che Cristo nasca e cresca nel nostro cuore. Paolo VI diceva: «Come si fa  presente Gesù nelle anime? Attraverso la comunicazione della Parola  passa il pensiero divino, passa il Verbo, il Figlio di Dio fatto uomo.  Si potrebbe asserire che il Signore s’incarna dentro di noi quando noi  accettiamo che la Parola venga a vivere dentro di noi».
 «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato».
 La Parola di Gesù viene paragonata anche ad un seme gettato  nell’intimo del credente. Accolta, penetra nell’uomo e, come un seme, si  sviluppa, cresce, porta frutto, “cristifica”, rendendoci conformi a  Cristo. Essa, così interiorizzata dallo Spirito, ha realmente la  capacità e la forza di tenere il cristiano lontano dal male: finché  lascia agire in sé la Parola, egli sarà libero dal peccato, quindi puro.  Peccherà soltanto se smetterà di obbedire alla verità.
 «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato».
 Come vivere, allora, onde meritare anche noi l’elogio di Gesù?  Mettendo in pratica ogni Parola di Dio, nutrendocene attimo per attimo,  facendo della nostra esistenza un’opera di continua rievangelizzazione.  Questo per arrivare ad avere gli stessi pensieri e sentimenti di Gesù,  per riviverlo nel mondo, per mostrare ad una società, spesso invischiata  nel male e nel peccato, la divina purezza, la trasparenza che dona il  Vangelo. Durante questo mese, poi, se è possibile (e cioè se anche altri  condividono le nostre intenzioni), vediamo di mettere in pratica in  modo particolare quella Parola che esprime il comandamento dell’amore  reciproco.
 Per l’evangelista Giovanni, che riporta la frase di Gesù da noi oggi  considerata, infatti c’è un legame tra la Parola di Cristo e il  comandamento nuovo. Secondo lui, è nell’amore reciproco che si vive la  Parola con i suoi effetti di purificazione, di santità, di  impeccabilità, di frutto, di vicinanza con Dio. L’individuo isolato è  incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo, mentre  nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la  sua esistenza cristiana autentica.
 Chiara Lubich