lunedì 22 agosto 2011

Parola di vita di agosto 2011

"Ecco, io vengo a fare la tua volontà" (Eb 10,9)

È, questo, un versetto del Salmo 40, che l’autore della lettera agli Ebrei mette sulle labbra del Figlio di Dio in dialogo con il Padre. L’autore vuole sottolineare in questo modo l’amore con il quale il Figlio di Dio si è fatto uomo per compiere l’opera della redenzione in obbedienza alla volontà del Padre.

Queste parole fanno parte di un contesto nel quale l’autore vuole dimostrare l’infinita superiorità del sacrificio di Gesù rispetto ai sacrifici dell’antica Legge. A differenza di questi ultimi, nei quali venivano offerti a Dio come vittime di animali o, comunque, cose esterne all’uomo, Gesù, spinto da un immenso amore, durante la sua vita terrena ha offerto al Padre la propria volontà, tutto se stesso.

“Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Questa Parola ci offre la chiave di lettura della vita di Gesù, aiutandoci a coglierne l’aspetto più profondo ed il filo d’oro che lega tutte le tappe della sua esistenza terrena: la sua infanzia, la sua vita nascosta, le tentazioni, le sue scelte, la sua attività pubblica, fino alla morte sulla croce. In ogni istante, in ogni situazione Gesù ha cercato una cosa sola: compiere la volontà del Padre; e l’ha compiuta in modo radicale, non facendo nulla fuori di essa e rifiutando anche le proposte più suggestive che non fossero in pieno accordo con quella volontà.

Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Questa Parola ci fa comprendere la grande lezione a cui mirava tutta la vita di Gesù. E cioè che la cosa più importante è il compiere non già la nostra, ma la volontà del Padre; renderci capaci di dire di no a noi stessi per dire di sì a Lui.

Il vero amore a Dio non consiste nelle belle parole, idee e sentimenti, ma nell’obbedienza effettiva ai suoi comandamenti. Il sacrificio di lode, che Egli si aspetta da noi, è l’offerta amorosa fatta a Lui di ciò che abbiamo di più intimo, di ciò che più ci appartiene: la nostra volontà.

“Ecco, io vengo a fare la tua volontà”

Come vivremo allora la Parola di Vita di questo mese? Anche questa è una delle parole che mette più in evidenza l’aspetto controcorrente del Vangelo, in quanto si contrappone alla nostra tendenza più radicata: cercare la nostra volontà, seguire i nostri istinti, i nostri sentimenti.

Questa Parola è anche una delle più urtanti per l’uomo moderno. Viviamo nell’epoca dell’esaltazione dell’io, dell’autonomia della persona, della libertà come fine a se stessa, dell’autosoddisfazione come realizzazione dell’individuo, del piacere considerato come il criterio delle proprie scelte ed il segreto della felicità. Ma conosciamo anche le conseguenze disastrose a cui questa cultura conduce.

Orbene, a questa cultura fondata sulla ricerca della propria volontà, si contrappone quella di Gesù, totalmente orientata al compimento della volontà di Dio, con gli effetti meravigliosi che Egli ci assicura.

Cercheremo allora di vivere la Parola di questo mese scegliendo anche noi la volontà del Padre, facendone cioè, come ha fatto Gesù, la norma ed il movente di tutta la nostra vita.

Ci avventureremo verso una divina avventura di cui saremo eternamente grati a Dio. Per essa ci faremo santi e irradieremo l’amore di Dio in molti cuori.

Chiara Lubich


Parola di vita, dicembre 1991, pubblicata in Città Nuova, 1991/22, p.34-35.

Parola di vita di luglio 2011

"Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Mt 26,41)

Queste sono parole che Gesù, durante l’agonia nel Getsemani, ha rivolto a Pietro, Giacomo e Giovanni quando li ha visti sopraffatti dal sonno. Egli aveva preso con sé questi tre apostoli – gli stessi che erano stati testimoni della sua trasfigurazione sul monte Tabor – perché gli fossero vicini in questo momento così difficile e si preparassero con la preghiera assieme a Lui, giacché quanto stava per accadere sarebbe stato una prova terribile anche per loro.

“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Queste parole – lette alla luce delle circostanze in cui sono state pronunciate – prima ancora che una raccomandazione rivolta da Gesù ai discepoli, occorre vederle come un riflesso del suo stato d’animo, cioè del modo con cui Egli si prepara alla prova. Di fronte alla passione imminente, Egli prega, con tutte le forze del suo spirito, lotta contro la paura e l’orrore della morte, si getta nell’amore del Padre per essere fedele fino in fondo alla sua volontà ed aiuta i suoi apostoli a fare altrettanto.

Gesù qui ci appare come il modello per chi deve affrontare la prova e, nello stesso tempo, il fratello che si mette al nostro fianco in quel difficile momento.

“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

L’esortazione alla vigilanza ricorre spesso sulle labbra di Gesù. Vigilare per Lui vuol dire non lasciarsi mai vincere dal sonno spirituale, tenersi sempre pronti ad andare incontro alla volontà di Dio, saperne cogliere i segni nella vita di ogni giorno, soprattutto saper leggere le difficoltà e le sofferenze alla luce dell’amore di Dio.

E la vigilanza è inseparabile dalla preghiera, perché la preghiera è indispensabile per vincere la prova. La fragilità connaturale all’uomo (“la debolezza della carne”) può essere superata mediante quella forza che viene dallo Spirito.

“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”.

Come vivere allora la Parola di vita di questo mese?

Anche noi dobbiamo mettere in programma l’incontrop con la prova: piccole, grandi prove che s’incontrano ogni giorno. Prove normali, prove classiche in cui chi è cristiano non può un giorno o l’altro non imbattersi. Ora, la prima condizione per superare la prova, ogni prova – ci avverte Gesù – è la vigilanza. Si tratta di saper discernere, di rendersi conto che sono prove permesse da Dio non già perché ci scoraggiamo, ma perché, superandole, maturiamo spiritualmente.

E contemporaneamente dobbiamo pregare. E’ necessaria la preghiera perché due sono le tentazioni a cui siamo maggiormente esposti in questi momenti: da un lato la presunzione di cavarcela da soli; dall’altro il sentimento opposto, cioè il timore di non farcela, quasicché la prova sia superiore alle nostre forze. Gesù, invece, ci assicura che il Padre celeste non ci lascerà mancare la forza dello Spirito Santo, se vigiliamo e glielo chiediamo con fede.

Chiara Lubich

Parola di vita, aprile 1990, pubblicata in Città Nuova, 1990/6, p. 9.